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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


"Rimanemmo così, sulla sommità di quel capo, per quello che ci sembrò un tempo infinito, abbracciati senza dire una parola, mentre il vento non smetteva di soffiarci contro, e sembrava strapparci i vestiti di dosso; per un istante fu come se ci tenessimo stretti l'uno all'altra, perché quello era l'unico modo per non essere spazzati via nella notte."

Ok, non avevo mai letto Kazuo Ishiguro… e l’ho fatto solo dopo il Nobel assegnatogli pochi mesi fa.

I premi del resto servono anche a quello, no?

A metterti davanti agli occhi autori che hai sempre visto lì, sugli scaffali, ma non ti hanno mai convinto del tutto.

E devo dire che il mio istinto anche stavolta ci ha preso.

Una lettura, appunto, poco convincente.

Ho scelto di leggere “Non lasciarmi”, suo penultimo romanzo del 2005, dopo averne letto critiche entusiastiche (il Time lo ha definito miglior romanzo del 2005) ma ahimè, su di me la scrittura dell’autore inglese, non ha davvero fatto presa.

È un romanzo ucronico ambientato in un presente alternativo, nella campagna inglese.

Kathy, Tommy e Ruth sono tre alunni di Hailsham, uno strano collegio isolato dal mondo esterno, tre amici dai caratteri molto diversi.

L’istruzione di tutti gli studenti è affidata a tutori che incoraggiano in tutti i modi la creatività dei ragazzi.

I loro lavori migliori, infatti, vengono selezionati dalla misteriosa “Madame” per finire nella sua ancora più misteriosa “galleria”.

I ragazzi, col passare del tempo, sollevano domande e dubbi sulla loro esistenza e sul loro futuro, domande che in parte avranno risposte e che daranno vita a teorie sulla loro vita “dopo Hailsham”.

I ragazzi però non sono come tutti gli altri loro coetanei, sono cloni, creati per fornire organi agli esseri umani e terminare, dopo alcune donazioni, il loro ciclo vitale.

I cloni possono amare e provare sentimenti al pari degli umani, ciò che li contraddistingue è il fatto di non potere procreare.

La trama è davvero bella, lo spunto creativo intrigante ma la scrittura troppo fredda e distaccata.

Scritto in prima persona da Kathy, il linguaggio è a dir poco semplice e spesso ripetitivo. Sicuramente una scelta stilistica cosciente ma con il risultato di diventare asettica e monotona. Mi aspettavo di leggere una grande storia d’amore (così viene descritto il libro sul retro di copertina) ma di amore non se ne respira proprio.

Un libro che mi ha portato comunque fino all’ultima pagina ma che non mi ha fatto battere il cuore.

Peccato.

3/5


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