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non si giudica un libro dalla copertina


accademia-dei-sogni

Ho letto "L'accademia di sogni" di William Gibson non perché fan dell'autore, di cui non avevo ancora letto nulla ma di cui avevo tanto sentito parlare, né perché fan del genere cyberpunk di cui pare l'inventore, se così si può dire.

Il vero motivo per cui ho letto "L'accademia dei sogni" è per scoprire il perché una mia cara amica (che spero legga questo post) ha scelto come soprannome il nome della protagonista, Cayce Pollard.

Quando le ho chiesto il perché di questo soprannome mi ha detto di leggere il libro e così ho fatto.

“Dovrebbe essere pronunciato Casey, come l’uomo di cui mia madre mi ha dato il nome. Ma io lo evito.”

“E chi è Casey?”

“Edgar Casey, il Profeta Dormiente di Virginia Beach”

“ E perché tua madre ha fatto una cosa del genere?”

“Perché è un’eccentrica della Virginia. In realtà ha sempre evitato di parlarne.”

Cayce Pollard è una giovane donna statunitense esperta di moda e nuove tendenze con una spiccata sensibilità che sfocia nella patologia maniacale nei confronti dei marchi aziendali, è logofobica, non riesce a sopportare la vista dei marchi, e di alcuni in modo particolare.

Ha una sensibilità ineguagliabile per capire se un nuovo "logo" possa essere di successo e grazie a questo suo talento lavora come freelance per agenzie nell'approvazione di nuovi brand aziendali e come cacciatrice di nuove tendenze.

“Può tollerare di indossare cose che avrebbero potuto essere indossate, senza suscitare alcun commento,

in un periodo che va dal 1945 al 2000. È una zona libera dallo stilismo, un modello di unicità fondato sull’opposizione.”

Cayce passa il tempo libero sul forum f:f:f (Fetish Footage Forum) in cui si ritrovano i cultori delle "sequenze", frammenti video caricati anonimamente on line, apparentemente scollegate, di cui nessuno ne sa lo scopo o l'ideatore e già diventate cult.

Un giorno riceve come incarico dalla Blue Ant, agenzia per cui lavora, quello di scovare l'ideatore di queste sequenze allo scopo di trarne in qualche modo profitto.

Inizia quindi un viaggio inquietante e contorto che porterà Cayce a scoprire l'autore affrontando il suo passato e le sue paure.

Fare questa recensione è davvero difficile, così come lo è stato portare a termine la lettura del libro.

Gibson è indubbiamente uno scrittore di talento ma ho trovato la trama contorta e ingarbugliata, una scrittura affettata e difficile da seguire.

Un libro ricco di contenuti e che stimola certamente analisi profonde della società moderna ma in maniera troppo asettica.

Gibson parla di tecnologia e di dipendenze, di arte contemporanea (video-art nello specifico) paragonandola al marketing e in fondo parla della necessità di "credere" in qualcosa, di crearsi dei miti, di come la rete possa diventare "religione".

Il culto delle sequenze è di fatto l’adorazione di un oggetto e la condivisione di un mistero diventa un’esperienza religiosa.

Un libro faticoso ma forse io non sono abbastanza nerd per comprendere a fondo Gibson e il suo mondo.

Uno scrittore di culto (come è giusto che sia) ma non del mio.

Però ho trovato la risposta alla mia curiosità e Cayce, una donna anticonformista, indipendente, profonda e talentuosa effettivamente assomiglia molto alla "mia" CayceP.

2,5/5


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