Questa serie è un gran casino.
Un guazzabuglio, un continuo intreccio di situazioni paradossali ed eventi improbabili guidati dal CASO, in cui però tutto trova un punto di congiunzione, una risposta.
Siamo sempre nel Minnesota, e siamo nel 2010. Stiamo parlando della terza stagione di FARGO, che anche stavolta, come e forse più delle prime due, ha lasciato il segno.
Anche questa stagione è scritta da Noah Hawley ed è basata sull'omonimo film capolavoro di quei maledetti geni dei fratelli Coen.
L'ambiente è sempre quello freddo, cupo e isolato del Minnesota e anche qui i personaggi, sempre un po' sopra le righe, sono guidati dal caso, vero protagonista di tutte quante le tre stagioni, in un concatenarsi di eventi paradossali che si concluderanno ahimé in un finale che mi ha lasciata molto perplessa. Per me, unica nota stonata.
Un grandissimo Ewan McGregor che, ricordiamolo, è un attore inglese, che ha però vestito egregiamente e con perfetto accento americano i panni dei gemelli Emmit e Ray Stussy. Il primo, che si è arricchito diventando il re dei parcheggi del Minnesota e Ray, il più sfigato, che fa l'agente di custodia e si innamora di una delinquente che lo raggira con estrema facilità.
Tutta nasce da una vecchia diatriba tra i due: Ray è convinto di essere stato manipolato quando, alla morte del padre, riceve in eredità, convinto dal fratello, una Corvette rossa fiammante in cambio di una collezione di francobolli di valore e ora esige che gli venga consegnato l'ultimo pezzo. Questa è la miccia che darà il via ad una serie di eventi rocamboleschi e apparentemente slegati (c'è chi dice forse troppi) e che troveranno piano piano un senso.
Tutti molto azzeccati anche gli altri personaggi, che aggiungono sostanza; non ultimo un monumentale David Theulis, che veste i panni di Varga, il cattivo della situazione. Bulimico, viscido ma con un'intelligenza raffinata. Un uomo senza scrupoli che con l'inganno riuscirà facilmente a farsi beffa dell' ingenuo Emmit, del quale diventerà socio in affari.
Altro personaggio centrato (ma in realtà lo sono tutti) è quello della poliziotta buona e perspicace, la talentuosa Carrie Coon (già vista in Leftovers) che capisce, prima degli altri e con l'aiuto di una formidabile agente Lopez, l'intrigo che si è andato a creare. Non a caso il confronto finale è tra questi due personaggi, che spiccano nella mediocrità che li circonda.
Il loro sarà l'eterno confronto tra bene e male, tra buoni e cattivi, tra criminalità e giustizia, in cui non si stabilirà un vincitore.
Il regista volutamente lascia al lettore decidere un finale non scritto, e questo come dicevo, mi infastidisce un po'.
Quando mi porti all'apice della tensione, tiri la corda e poi non concludi, rimango senza parole e anche un po' incazzata.
Quella porta si apre o rimane chiusa????? Non mi potete lasciare con questo dubbio.
Ma fatto sta che il finale rimane aperto in molti sensi: non si dichiara un vincitore, non si stabilisce chi vince tra bene e male e soprattutto non si capisce se si tratta di un finale di serie o di stagione.
E considerando che la quarta non è ancora stata decisa...rimaniamo tutti in attesa.