Cominciamo dalla copertina. Nulla che non vada, se non che la nota di Bajani, sicuramente armato delle migliori intenzioni, è, per quanto riguarda almeno Wallace, un tantino esagerata (non conosco Bolano). La porta delle pagine di Zito, se pur scritte sapientemente, rimarrà integra.
Detto questo non sono assolutamente qui a scrivere una recensione negativa, anzi...è che Wallace non si tocca, ecco.
Credo proprio che Zito abbia fatto un gran lavoro. Un romanzo stilisticamente molto originale. Un Mockumentary, questo pare essere il genere, nel quale eventi di fantasia sono presentati come reali.
Ci presenta la storia di Michele Robledo come se fosse un personaggio reale compreso la premessa, la postfazione e un'ampia bibliografia delle opere del protagonista.
Robledo è un giornalista squattrinato che fatica a sbarcare il lunario e al quale non mancano delusioni sentimentali; separato, con un figlio, convive con una donna più giovane di lui di vent'anni. Diventa improvvisamente popolare grazie ad un reportage, "Ghost Class Heroes" sull'organizzazione segreta LPL (acronimo di "Lavoro Per il Lavoro"): persone che decidono, spesso a seguito di cocenti delusioni e frustrazioni, di non lavorare più per il salario ma per il lavoro in sé. Per un fine più alto che non è quello di lavorare per ricevere in cambio un reddito, per essere sfruttati, sottopagati o come spesso accade sotto la scure del precariato. Nessuna pressione, nessun obbligo.
Lavorare senza essere pagati. Per molti, soprattutto giovani, una necessità, uno scotto da pagare per poter poi entrare nel mondo del lavoro, per altri una scelta. Lavorare per ridare dignità alla propria vita senza chiedere nulla in cambio.
Persone che si recano in posti di lavoro molto grandi e dispersivi (librerie, aeroporti, cantieri...) in cui ci si possa facilmente infiltrare e mimetizzare sottraendo pettorine e mescolandosi agli altri senza destare alcuna perplessità. Tutto questo fino ad esaurimento scorte economiche, per poi porre fine alle propria esistenza, con un atto eclatante (suicidio).
Insomma, Zito, con una grande provocazione, ci presenta una visione distopica e sovversiva del mondo del lavoro che rimane il soggetto principale di questo romanzo. Tutte le storie correlate, che si fatica a credere siano inventate (e questo è il suo grande pregio), hanno come sfondo problematiche familiari, lavorative e sociali. Storie toccanti e verosimili raccontate con grande intelligenza.
I temi sono tanti, dicevo, e il problema forse è proprio questo, sono troppi. Tante tematiche sociali raccontate anche con la giusta rabbia ma che non trovano un collante e soprattutto creano un pò di confusione. Ad un certo punto si perde perfino di vista la vicenda di Robledo per la quale manca il legante tra la sua storia e quella dei veri protagonisti, i ghost worker.
Ma come dicevo, romanzo interessante, credibile, anarchico, di denuncia e di condanna di un sistema, quello capitalistico, nella quale il denaro e la rincorsa al successo sono considerati come unico ed essenziale scopo di vita.
Condivisibile o meno, pone all'attenzione un sistema discriminante e spesso umiliante, dove il lavoro non ha più significato etico ma solamente economico.
" Persino ora che Robledo è morto, persino ora che LPL è stata ridotta a pochi gruppuscoli sparsi sul territorio senza più nessuna capacità offensiva, persino ora che il paese ha cambiato il proprio assetto politico, quella voce continua a cantare nella testa di chiunque l'abbia ascoltata, proseguendo nella sua silente opera di propaganda. Puoi udirla nei bar , nei chioschetti, nelle scuole, in fabbrica, nei call center. Dice sempre la stessa cosa: la vita, amici, la vita, compagni, la vita, fratelli, somiglia a una barzelletta raccontata male, la capiamo sempre quando ormai è troppo tardi, quando non fa più ridere"
3/5