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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


“Ciò che provo ogni volta che mi imbatto nella censura è dolore, vergogna, disperazione – e non solo quando l’oggetto della censura è il mio libro. Mi sento così per ogni libro che diventa oggetto di tali azioni, per ogni libro che ritengo abbia contribuito a salvarmi la vita, come "L’occhio più azzurro" di Toni Morrison, o "Il buio oltre la siepe", di Harper Lee – ma anche per ogni libro che spaventa i genitori o costringe gli insegnanti e i bibliotecari a trovare risposte alle domande dei ragazzi sulla violenza, sul sesso, o sul pregiudizio e sull’odio, sollevate da parole viscerali, profonde. Perché questo significa leggere un romanzo e viverci dentro per un po’. Entri nella vita di un’altra persona, e lo fai in modo viscerale.

Senti e comprendi cose che non avevi mai capito prima, e ciò è allo stesso tempo spaventoso ed entusiasmante.

Il mondo diventa più chiaro, la realtà più vivida, e la tua esperienza più grande. Naturalmente, seguiranno delle domande.

E la ricerca di risposte ci darà la possibilità di crescere e di trovare un senso alle cose del mondo.”

Inizio questa recensione con un estratto dalla postfazione (l‘avrei voluta postare tutta perché è davvero bellissima) di

La bastarda della Carolina” di Dorothy Allison, uno dei libri che in alcuni stati dell’America sono stati censurati dalle scuole così da vietarne la lettura ai giovani. Fatto ovviamente vergognoso che ha portato addirittura Stephen King e sua moglie a comprarli e distribuirli nelle biblioteche così da renderne possibile la lettura gratuita.

La censura in generale è abonivole, quando poi è intrisa di ipocrisia e puritanesimo lo è ancora di più.

Non si tratta di “proteggere”, di “difendere”, si tratta solo di negare e celare una realtà di abusi e  violenze tipici di certi ambienti della provincia americana. Realtà che esiste e che solo affrontandola può cambiare.

“La vergogna comporta la negazione. La paura si nutre di bugie.”

Un libro che, nel suo essere autobiografico, fa male al cuore, lo colma di rabbia e inquietudine.

Con la sua scrittura cristallina e feroce, la Allison affronta un argomento spinoso come quello dell’abuso e della violenza.

Per farlo usa la voce di Ruth Anne Boawright, detta ”Bone”, dichiarata bastarda alla nascita e cresciuta in una famiglia allargata difficile, composta da donne fiere e sagge e da uomini impulsivi e fragili. Una famiglia in cui Bone trova rifugio ma anche dolore.  

Bone si sente diversa dagli altri Boawright, con i suoi capelli neri e i suoi lineamenti decisi, fatica ad accettarsi, vive in un costante senso di colpa e subirà ciò che nessuna bambina dovrebbe mai subire.

Vive per l’amore di sua madre, l’unica cosa che ha, l’unica cosa che vorrà e per cui è disposta a subire di tutto.

Un’analisi profonda della società dell’ America del Sud negli anni 50, dove la miseria non è solo quella in denaro e dove la violenza domestica è una realtà che nessuno vuole vedere ma su cui cinicamente raccontano barzellette.

"Cos'è una vergine della Carolina? Una ragazzina di dieci anni che corre molto forte".

Un libro che ci espone, che ci porta a un giudizio, non così scontato e per niente facile su certi comportamenti umani.

Su una donna disperata che deve scegliere tra un uomo e un figlio, su un adolescente che non sa come reagire a un abuso,

sul pregiudizio, su uomini che nascondono atrocità dietro la scusa del "troppo amore".

Un paradosso. Amore è solo amore. Punto.

L'autrice dice di non aver inserito le parti più spaventose della vicenda per evitare di non essere creduta.

Perché la vita, nella sua spaventosa crudeltà, risulterebbe semplicemente incredibile.

C'è un confine che divide la verità dalla menzogna, e gli scrittori devono tenerne conto e preservarlo.

Anche quando attingono alla propria vita devono saper costruire vicende convincenti e personaggi verosimili. 

Con questo libro ho scoperto una scrittrice fenomenale e sensibile, che si è messa a nudo con coraggio e che non a caso è diventata un'autrice di culto.

Un libro che urla la verità e la necessità di doverla affrontare, se la si vuole cambiare.

“Le cose vanno a pezzi con facilità, quando sono tenute insieme dalle menzogne.”

4,5/5


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