Devo ammettere che non tutti i Grandi Classici mi sono parsi indispensabili e imperdibili. Per alcuni non nascondo una certa difficoltà ad arrivare in fondo e soprattutto a capirne il grande interesse e il clamore suscitati.
Ma per Camus mi alzo in piedi e faccio l'inchino. Indispensabile. Imperdibile.
Romanzo pubblicato nel 1942 e scritto da Albert Camus, francese di origini algerine (da questo nasce il suo sentirsi straniero), è narrato in prima persona da Meursault , giovane impiegato che una mattina riceve un telegramma che lo informa della morte della madre. Partecipa al funerale senza far trasparire alcuna emozione, con totale indifferenza. Da questo evento si comincia subito a capire il suo carattere. Sembra non provare alcun sentimento.
"Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so"
Torna alla sua vita, al suo lavoro, incontra una donna che si innamora di lui e per la quale proverà solo attrazione fisica, e arriverà infine a commettere un omicidio per il quale sarà processato e incriminato. Nemmeno difronte alla minaccia della ghigliottina cambierà il suo atteggiamento. Si sente estraneo nei confronti del mondo e di se stesso e l'apatia è l'unico sentimento possibile. Dice sempre la verità e non cerca giustificazioni, men che meno risposte da un Dio in cui non crede. Non disprezza la vita ma vuole vivere a modo suo, senza compromessi.
Per nulla pentito dell'omicidio, ammette la sua colpa ostentando addirittura lucidità e fermezza. Si arrende semplicemente alle conseguenze del fatto. "Descrivere l'esistenza come qualcosa che accade" è il pensiero di Camus, che viene così chiaramente riportato nei pensieri e nei gesti di Meursault.
"Ma mi ha interrotto e ha ricominciato a parlarmi ancora una volta, eretto in tutta la sua persona, e mi ha chiesto se credevo in Dio. Io gli ho risposto di no. Si è seduto indignato. Mi ha detto che era impossibile, che tutti gli uomini credono in Dio, anche quelli che se ne allontanano. Era convinto di questo, e se mai avesse dovuto dubitarne, la sua vita non avrebbe avuto più alcun senso. "Vuole", ha esclamato, "che la mia vita non abbia senso?" A me questo non riguardava, e gliel'ho detto. Ma attraverso la scrivania lui spingeva già in avanti il Cristo fin sotto i miei occhi, e gridava come un ossesso: "Io sono un Cristiano, io. E domando perdono a Lui delle tue colpe. Come puoi non vedere che ha sofferto per te?" Ho notato che mi dava del tu, ma... ormai ne avevo abbastanza. Il caldo continuava a aumentare. Come faccio sempre quando voglio liberarmi di qualcuno che mi secca ascoltare, l'ho guardato con l'aria di essere d'accordo. Con mio gran stupore, il giudice si è entusiasmato. "Lo vedi, lo vedi", si è messo a dire, "non è vero che credi e ti confiderai a Lui?" Naturalmente ho detto ancora una volta di no. Il giudice è rimasto nella sua poltrona."
Nel 1957 ebbe il nobel per la letteratura con questa motivazione: "per la sua importante produzione letteraria, che con chiarezza e onestà illumina i problemi della coscienza umana nei nostri tempi". E ho detto tutto.
Camus è come una medicina. Bisogna prenderne un pò alla volta. Fa bene e crea dipendenza.
5/5