Daria, a soli 26 anni, ha un unico desiderio nella vita: avere un figlio.
Diventare madre ad ogni costo.
Seppur così giovane per gli standard moderni non riesce a darsi il tempo di aspettare, di avere pazienza; il suo è un desiderio bruciante e decide, insieme al marito Andrea, di adottarlo. A quel punto arriva Giada, "che aggiusta tutto" e che darà finalmente un senso alla sua vita.
Dopo qualche anno riuscirà a rimanere incinta naturalmente, e avranno un altro figlio, Giacomo.
Tutto a posto quindi. Tutto sembra perfetto. Tutto sembra scorrere nell'ordine giusto delle cose.
Ma una sera Daria riceve una telefonata che cambierà per sempre la sua vita. E' l'ospedale che la avvisa della morte della sua adorata figlia. Suicidio.
Come sopravvivere a tanto dolore? E' giusto continuare a vivere e non solo a limitarsi a sopravvivere? Come superare il dolore più grande che si possa immaginare, per un lutto che non ha nemmeno la giusta parola per essere nominato...
"se mancano le parole per nominare qualcosa, vuol dire che quel qualcosa non è a fuoco, forse non esiste nemmeno. Oppure non dovrebbe esistere. Come la morte di un figlio."
Queste sono alcune delle domande che accompagneranno Daria per molto tempo nella sua profonda infelicità dove nulla ha più alcun senso e dove alzarsi la mattina o anche solo continuare a respirare è una fatica insopportabile.
La Marzano affronta il tema della sofferenza, dell'abbandono e dell'elaborazione del lutto, in maniera molto efficace, complici i continui flash back, i capitoli brevi e una scrittura asciutta e diretta. Lei sì, trova le parole giuste, che a tratti ti si conficcano nel cuore aprendo vecchie ferite e facendo riaffiorare ricordi che non ci abbandoneranno mai.
"Ma la vita non fa altro che accadere", è questo che succede e in qualche modo Daria troverà il modo di non abbandonarsi completamente all'oblio.
"La sofferenza resta sempre, ma cambia il peso, e si accetta che i ricordi siano solo ricordi, nonostante si senta e si tocchi tutto come fosse reale".
3,5/5