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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


Donatella di Pietrantonio- L'arminuta

La ritornata

Ambientato in terra d'Abruzzo, intorno agli anni 70.

L'Arminuta (la ritornata), viene rispedita alla sua famiglia d'origine all'età di 14 anni, dopo essere cresciuta da una zia che lei ha sempre considerato una madre. Si ritroverà a dover fare i conti con una realtà completamente diversa da quella da cui proviene: passerà dall'essere coccolata come figlia unica in una casa confortevole sul litorale abruzzese, ad essere una dei tanti figli di una famiglia indigente nell'entroterra povero e arido dove mancano cibo e affetti. Cercherà risposte ad una domanda lacerante: perchè la donna che ha sempre considerato come madre, vuole rimandarla indietro?

Dovrà fare i conti con un doppio abbandono, quindi, cercando risposte per un destino che la rende orfana, con due madri.

"Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. E' un vuoto persistente, che conosco ma non supero”.

La salveranno lo studio (nel quale eccelle), il rapporto con la sorella Adriana, con la quale dividerà l'unico letto ( "ogni sera mi prestava una pianta del piede da tenere sulla guancia, non avevo altro in quel buio popolato di fiati"), quello con uno dei fratelli maggiori, Vincenzo, con il quale instaurerà un rapporto di tacita complicità e promiscuità e infine il rapporto con il piccolo Giuseppe, ritardato, al quale si affezionerà molto.

La Di PIetrantonio scrive con mano decisa e con la precisione chirurgica di un bisturi infligge tagli netti con il suo linguaggio che passa da un italiano perfetto al dialetto abruzzese, riportando con efficacia alla durezza dei luoghi e dei modi.

Amo questo scrivere asciutto e diretto e allo stesso tempo ricercato e profondo. Mi è mancata un pò di intensità nella lettura di certe situazioni e una certa somiglianza, considerando gli argomenti e le ambientazioni, con "L'amica geniale" della Ferrante.

Ma tutto sommato concordo con la critica, che unanimamente considera questo libro come uno dei migliori di questi primi mesi del 2017.

E concludo dicendo che Einaudi non sbaglia quasi mai copertina, e neanche questa volta.

4/5


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