C.

21 giu 20212 min

non si giudica un libro dalla copertina

"Non ti senti mai come se stessimo rincorrendo qualcosa? Qualcosa più grande di noi. Non so, qualcosa che possiamo vedere solo io e te. Come se stessimo sempre correndo, correndo, correndo e correndo ancora?" -

"Già", dissi. "Stiamo correndo eccome. Correndo con le forbici in mano."

"Correndo con le forbici in mano" è un libro autobiografico dello scrittore Augusten Burroughs. Sapere che è autobiografico è necessario prima di leggerlo (e si faticherà a crederlo), per rendersi conto di quanto la realtà possa superare la fantasia e di come, un'esperienza di vita come quella di Burroughs non potesse che diventare libro e trasformare un ragazzino senza nessun titolo di studio o conoscenza del mestiere, in un meraviglioso scrittore di sé stesso.

Augusten ha nove anni, già consapevolmente gay, da grande vuole diventare cosmetologo o parrucchiere; suo padre è un professore alcolizzato e poco presente e sua madre una donna sofisticata che scrive poesie e con l'unico obiettivo nella vita di realizzarsi artisticamente e vedersi pubblicata sul New Yorker.

I due si separano pochi anni dopo e la madre, dal fragile equilibrio emotivo, si affida totalmente alle cure di un ambiguo ma carismatico psichiatra, il Prof.Finch a cui affiderà la tutela di Augusten, appena tredicenne. La famiglia Finch è a dir poco eccentrica, vivono in una casa decrepita dove vige il disordine e l'anarchia più totali, dove ogni decisione viene affidata alla Bibbia e si può praticamente fare ciò che si vuole.

Augusten deve quindi adattarsi a questa nuova famiglia composta da una madre che mangia croccantini per cani, sorelle pazze che comunicano con i gatti o smantellano soffitti, un fratellastro di 20 anni più vecchio con cui inizia una relazione e un padre che pensa di comunicare con Dio attraverso le feci.

Questo teatro dell’assurdo viene raccontato da Augusten con estrema ironia e sarcasmo ma anche con altrettanto dolore. C'è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui sta vivendo la sua adolescenza, nelle persone con cui la condivide e nei rapporti che instaura. Si rende conto di avere bisogno di regole, di un obiettivo e soprattutto di sua madre, che pian piano sta perdendo e della quale sembra l'unico a preoccuparsi davvero.

Una tragedia comica, una storia vera al limite del reale, poetica e spiazzante, che commuove e diverte in un equilibrio difficile e notevole.

"La linea che separa normalità e follia sembrava incredibilmente sottile.

Bisognava essere dei gran funamboli per non cadere."

P.S: In molti (che non hanno letto il libro) mi hanno consigliato il film. Purtroppo, assalita dalla curiosità l'ho visto e ora avrei voluto non averlo fatto. Vi prego, quindi, leggete il libro e dimenticate che esiste un film con lo stesso (tra l'altro bellissimo) titolo, perché è l'unica cosa che hanno in comune.

4/5

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