Prima o poi dovevo farlo.
Avrei dovuto anche io affrontare Stafania Auci e i suoi Leoni di Sicilia.
La mia reticenza non deve sembrare snobismo. E' che ho sempre avuto molta cautela nei confronti dei bestsellers, normalmente fatico a trovare interesse nei romanzi troppo popolari, ma mi sono arresa. Ho trovato un ottimo audiolibro e nonostante le 14 ore mi ci sono tuffata, cercando di essere il più possibile imparziale.
Dirò che il lettore , il bravissimo attore Ninni Bruschetta, siciliano doc, riesce meravigliosamente a rendere la Sicilia di inizio ottocento, con la giusta intensità e con la cadenza e gli accenti propri, di una lingua affascinante.
Ciò nonostante non posso negare che mi trovo nella condizione di non essere d'accordo con l'enfasi generale intorno a questo libro, nel quale ho trovato sì, spunti interessanti ma che, sia a livello narrativo che lessicale, presenta lacune.
La storia è presto detta: la famiglia Florio, di umili origini, si trasferisce da Bagnara Calabra a Palermo a cercare fortuna, aprendo una aromateria. Grazie ad una grande ambizione e intraprendenza e al bruciante desiderio di riscatto sociale (in quanto da sempre considerati stranieri e facchini) riusciranno ad avviare un'impresa che li porterà ad ottenere grandi ricchezze e considerazione sociale.
Il racconto quindi di svolge tutto intorno a questa famiglia, ai fratelli Florio, Paolo e Ignazio, decisi a tutto pur di emergere, che inizieranno l'avventura nel 1799 fino ad arrivare alla metà dell'800 quando il figli dovranno mantenere il faticoso lavoro svolto dai padri.
Il ruolo delle donne , marginale ma presente, ricalca ovviamente il periodo storico, in cui la nascita di una figlia femmina era considerata una sfortuna.
La Auci riesce molto bene nella presentazione di questa saga familiare raccontando anche tanto dell'Italia di quel periodo. L'introduzione storica prima di ogni capitolo, è molto interessante anche se per ovvi motivi, sommaria. Mi ha lasciata perplessa il poco approfondimento di certi personaggi, e il fatto che molti siano disegnati come "eroi", togliendo loro un certo realismo.
Dopo un inizio promettente in cui l'autrice riesce a farti entrare nella storia con una certa credibilità, l'interesse scema con il passare delle pagine, dove la "baldanza" di questi prodi commercianti diventa prevedibile e scontata. Uomini di rara lungimiranza con intuizioni eccezionali e ovviamente un'etica irreprensibile. Un po' troppo, insomma.
Le intenzioni sono ottime ma il risultato risulta a volte stucchevole. Una sufficienza credo raggiunta molto per meriti dell'audiolibro e di una lettura gradevole e scorrevole.
Ho trovato invece molto azzeccato oltre alla già detta ambientazione storica, l'innesto di frasi in dialetto siciliano, che rafforzano la narrazione.
"Letteratura di consumo" è forse l'appellativo più giusto trovato per questo tipo di romanzo. Non c'è nulla di male, ovviamente, basta non ergerlo a romanzo storico o paragonarlo ad autori di livello irraggiungibile.
3/5
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