«Le camminate rispondevano a un bisogno: erano una liberazione dalla severa disciplina mentale del lavoro e quando scoprii il loro effetto terapeutico diventarono la norma, e dimenticai come era stata la vita prima di quei vagabondaggi»
Chi è stato a New York e la ama come me sa che, come tutte le grandi città, bisognerebbe visitarla senza l'ansia del "dover vedere" ma semplicemente gironzolando con occhi, orecchie e cuore ben aperti e cercando di carpirne l'anima e gli umori.
Chi non c'è mai stato e vuole provare a capirla attraverso un libro meraviglioso, può leggere "Città aperta" di Teju Cole.
Non è un libro su New York, non solo, è un libro sull'uomo e sulle sue differenze, di pensiero, opinioni, identità e cultura.
Il romanzo è il resoconto di un narratore, Julius, un ricercatore di psichiatria di origine tedesco-nigeriana, che cammina per la metropoli e descrive ciò che vede. Reduce da una storia finita, decide di fare un viaggio a Bruxelles dove, sempre con grande sensibilità, coglie l'anima anche di questa città e dove incontra Farouq, ragazzo immigrato con cui instaura un dialogo profondo e molto acuto sulla società contemporanea e occidentale, sulla tragedia dell'11 Settembre e sul multiculturalismo.
Attraverso il confronto con diversi personaggi ( Farouq, un suo vecchio professore, una ricca signora conosciuta in aereo, etc...) Julius, grazie a una grande apertura mentale e capacità di ascolto, ripercorre la sua storia, quella della sua città e dà il via a una serie di riflessioni sul mondo d'oggi e su chi lo popola.
Il libro è in sé un susseguirsi di osservazioni, incontri, dialoghi e riflessioni; non è certamente una lettura facile o facilmente consigliabile (anche se la prosa di Cole è delicata e scorrevole) in quanto manca una vera e propria trama e il lettore non esperto potrebbe ritrovarsi un po' spaesato.
È un romanzo curioso e importante, quasi un saggio di filosofia politica sull’oggi che tocca grandi questioni del nostro presente attraverso gli occhi di un uomo che esplora e cerca di capire il mondo.
È uno di quei libri che mentre li leggi senti che non ti lascerà abbagliato, magari non te ne ricorderai neanche una frase ma certamente, rispetto a molti altri, resterà lì, nella testa e nel cuore e ti si ripresenterà più volte durante la vita.
Tutte le volte che metterai piede in un quartiere di gente "diversa da te", che una signora ti rivolgerà la parola al parco, che giudicherai qualcuno alla prima occhiata o che magari camminerai, finalmente, tra le strade della grande mela.
3,5/5