"Io sono un acquerello, che si lava via cosí."
"Hotel Silence" di Audur Ava OlafsdottirJònas, scrittrice islandese, è la storia di un uomo, Jònas:
"Quasi quarantanove anni. Maschio. Divorziato.Eterosessuale. Senza nessun potere. Vita sessuale pari a zero. Buona manualità."
Jònas è deluso, stanco, solo e decide di morire. Non vuole però che sia sua figlia, di cui ha appena scoperto di non essere il vero padre, a trovare il cadavere e decide così di partire per un lontano paese distrutto da una feroce guerra appena terminata, e di farlo lì.
Prende una camera nell’unico hotel sopravvissuto ai bombardamenti, l’Hotel Silence, convinto di portare a termine il suo piano nel giro di pochi giorni ma l'incontro con le persone del posto e le loro ferite, in particolare con i due giovanissimi gestori dell'albergo, un fratello e una sorella sopravvissuti alla distruzione, e con il silenzioso bambino di lei, fa slittare il suo piano giorno dopo giorno.
Il protagonista, le cui ferite paiono troppo profonde per potersi rimarginare e segnato dalle cicatrici che la vita gli ha lasciato, comprenderà quanto poco siano dolorose le sue rispetto a quelle lasciate dalla violenza e l’orrore di una guerra.
"Una minoranza uccide, la maggioranza muore e basta."
Grazie alla sua capacità di aggiustare le cose e alla cassetta degli attrezzi con cui viaggia, Jonas aiuterà un paese intero a “riaggiustarsi” sentendosi di nuovo utile e vivo.
È il racconto di una rigenerazione, di una rinascita, un libro stupendo, tenero, scritto con grazia e sensibilità.
Un libro che è un segno di pace, ci riavvicina a quanto c’è di più umano dentro di noi, la capacità dell’uomo di sopravvivere e rinascere grazie agli altri.
Il paese del libro non ha un nome, perché ne avrebbe dovuti avere un milione, quelli di tutti i paesi dove la guerra ha ucciso, oppure uno inventato, dove la guerra comunque arriverebbe.
"Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso tutta l’umanità.
E chi ne abbia salvato uno sarà come se avesse salvato tutta l’umanità."
Il libro, eletto libro dell’anno dai librai islandesi (e loro di libri ne sfornano parecchi, per non parlare di quanti ne leggono) è una fortuna sia arrivato anche in Italia, e una fortuna averlo letto.
È un libro che fa bene.
4,5/5