
Venezia.
Un venerdì sera di un mite autunno.
Teatro Goldoni.
Sul palco solo un pianoforte a coda ricoperto da una montagna di spartiti buttati alla rinfusa.
Dopo la campana di rito una voce ci accoglie e presenta l'uomo che stiamo tutti aspettando, Michael Nyman.
Il musicista che ha partorito alcune delle colonne sonore più belle della storia del cinema e che sta riproponendo, in giro per i teatri di tutta Europa con il tour "Piano Sings", proprio il meglio dell’omonimo album (Piano Sings 1 e 2) e della sua lunga carriera.
Non mi posso certo considerare un'esperta di pianoforte, di musica classica o in questo caso specifico di colonne sonore ma erano 20 anni che aspettavo di ascoltare, suonata dalle dita di chi l'ha composta, "The Heart Asks Pleasure First", brano chiave della colonna sonora di "Lezioni di Piano", film capolavoro di Jane Campion...e Michael non mi ha deluso.
Dopo le stupende colonne sonore di "Gattaca", film nella mia personalissima top10, "Prospero’s Book", film del 1991 di Peter Greenaway con cui collabora da decenni e "Wonderland" del 1999 diretto da Michael Winterbottom, Nyman l'ha suonata.
E solo per me.
Ho pianto immaginando quel piano a coda su una sperduta spiaggia australiana suonato da una donna senza un dito, una bambina con le trecce danzare e impronte sulla sabbia che portano lontano.
Suoni che nascono “da un’angoscia musicale molto personale”, e riescono a combinare folk, elettronica, musica sacra e classica, in una miscela sonora emozionante, perché la musica, spiega: “è potenza, passione, istinto, dolore”.
Ad accompagnare le note di molti brani, le immagini dei suoi video tratti dalla raccolta Cine Opera, una serie di filmati girati dall’ artista durante i numerosi viaggi in diverse parti del mondo negli ultimi vent’anni.
“Quando ho iniziato non avevo intenzione di fare dei film o un libro o delle fotografie” spiega l’artista “È semplicemente successo perché ero lì, avevo una videocamera, il mio sguardo e molta curiosità, i diari visivi di una mente distratta ma ostinata”.
Sicuramente più bravo con la musica che con i video (permettetemelo), è stato interessante vedere come si esprime con un mezzo diverso dal pianoforte, quel pianoforte a cui si è riseduto per almeno 6 bis (ho perso il conto) richiamato dagli applausi di un intero teatro che non ne aveva certo abbastanza, gettando spartiti a terra dopo ogni brano e salutando tutti con un inchino goffo e uno scatto al pubblico col suo telefonino.
A volte penso come, chi scrive un brano come questo, possa avere altro da dire, possa pensare di superarsi una volta raggiunta la perfezione.